Il gusto delle origini. Dal 1890 a latte crudo.
Patto di fiducia con il territorio
Alla fine del XIX secolo, il primo Francesco Rabbia, fondatore del caseificio, allora una piccola bottega artigiana, era già attivo nella produzione di tome. Da quel tempo, è stato siglato un patto di fiducia con il territorio: la pianura, ai piedi del Monviso, assicura a vacche, pecore e capre i migliori pascoli. La Valle Grana, in provincia di Cuneo, dove i formaggi stagionano, garantisce aromi e profumi unici.
Dal 1890 in caldaie di rame
Battute a mano e forgiate secondo la tradizione casearia. Sono tre le caldaie di rame di proprietà del Caseificio Francesco Rabbia dove, oggi come allora, sono formate le tome piemontesi. Su ognuna di questa, è perfettamente conservata la targa che indica la data in cui il rame è stato modellato. La più antica risale al 1840, quando il primo Francesco Rabbia la scelse per il suo lavoro.
Di mano in mano: solo tele di lino
Come i grandi sarti, il Caseificio Francesco Rabbia ha scelto solo il lino. Le tele avvolgono e fasciano ogni toma. Sono i casari che massaggiano e si prendono cura del formaggio che verrà. La pratica è esclusivamente manuale e, dalla cagliata, ogni forma che sarà si caratterizza per un’impronta unica. I solchi delle dita e delle mani sono segni distinguibili di un vero lavoro artigiano.
La qualità si scopre a crudo
Solo il latte crudo. Per preservare il gusto delle origini, il Caseificio ha scelto di lavorare il latte senza sottoporlo ad alcun trattamento termico. Ciò che caratterizza le tome Piemontesi Francesco Rabbia sono i gusti naturali della campagna, gli stessi che gli animali trovano nella loro razione giornaliera. Tutti i formaggi sono reale espressione, declinazione e coniugazione dei profumi della natura e di una storia lunga più di 130 anni.